Il mio segno la mia parola

Il mio segno la mia parola


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Il mio segno la mia parola
Rabbia amore confessioni appuntamenti disegni nella Casa della Donna in Via del Governo Vecchio
Edizioni quotidiano donna, Roma, maggio 1979
Supplemento al numero 20 di Quotidiano donna del 19 maggio 1979
A cura di Valeria Moretti e Marina Pivetta
Testi di Manuela Fraire, Dacia Maraini, Valeria Moretti, Gabriella Mercadini, Luisa Di Gaetano, Marina Pivetta. Fotografie in bianco e nero di Luisa Di Gaetano e Gabriella Mercadini
Impaginazione di Paola Battaglini
Hanno collaborato Irene Agnello e Laura Ciarlantini
Brossura, cm. 29 x 21, pagine 80
Sommario: Un po’ per celia, un po’ per non morire (Manuela Fraire); E’ forse poesia, o canovaccio teatrale o saggio illuminante (Dacia Maraini); Scrivendo, ridendo, copiando, fotografando, discutendo (Valeria Moretti, Gabriella Mercadini, Luisa Di Gaetano, Marina Pivetta); Il filo d’Arianna? (fotografie di Luisa Di Gaetano e Gabriella Mercadini); Governo Vecchio, i collettivi – Qualche “storica” data (Irene Agnello.

Il 2 Ottobre 1976 l’ex Pretura al civico 39 di Via del Governo Vecchio a Roma, un palazzo abbandonato da molti anni, viene occupato dal Movimento di Liberazione della Donna. Negli anni successivi la Casa della Donna diventa un attivissimo centro per le numerose attività dei collettivi che le danno vita: consultorio dell’M.L.D., l’asilo del Governo Vecchio per i bambini del quartiere, radio libere (Radio Lilith e Radio Donna), il Collettivo Teatrale la Maddalena e tanti altri. Tra questi, il giornale Quotidiano Donna, che nel 1979 pubblica Il mio segno la mia parola, che documenta disegni e scritte murali nelle stanze del palazzo, fotografate poco prima di essere cancellate da restauri e pulizie. Nel 1984, dopo molte vicissitudini, la Casa della Donna verrà sfrattata e la sede sgombrata a forza dalla polizia. Dal 29 Marzo 1985 la “Casa Internazionale delle Donne” ha sede nel complesso del “Buon Pastore” in Via della Lungara 19.
“Queste scritte, messe insieme, cambiano di aspetto, perdono qualcosa della lori estrosa teatralità, diventano parola scritta, composizione. Si possono leggere come una lunga dolente e criptica poesia sulle contraddizioni femminili, si possono leggere come un canovaccio teatrale pieno di comicità e disperazione, oppure come un saggio frammentario e disarticolato, illuminante e buio sulla felicità-infelicità delle donne che prendono coscienza” (dall’introduzione di Dacia Maraini).


COD: 2206300849